Lo Specchio

La rivolta dei patronati contro il taglio
di 150 milioni di euro proposto dal governo Renzi

La scure della "finan-ziaria" in Italia si abbatte pesantissima sui patronati, uffici che ad oggi ga-rantiscono servizi total-mente gratuiti e che solo in Canada si occupano di 60-70mila pratiche pensio-nistiche italiane all'anno.
La cosiddetta legge di stabilità, all'articolo 26 comma 10, prevede il taglio di 150 milioni di euro al fondo destinato ai patronati nel Belpaese e in tutto il mondo - Canada compreso -, somma im-portante che rappresenta il 35 per cento dell'intero budget dedicato al settore (ad oggi la "torta" è di 420 milioni di euro).
I tagli riguardano tutti i patronati, indistintamente, con il rischio di chiusure ed esuberi di 4 o 5mila lavoratori a livello mon-diale, con ovvie ripercus-sioni sui servizi al cliente in fatto di pratiche pensio-nistiche, di reddito e ad esempio in fatto di certi-ficati di esistenza in vita.
Eppure ogni raggruppa-mento - come Cipla e Cepa - ha reagito in maniera diversa a Toronto, senza prendere una posi-zione unica e "lottare" as-sieme per evitare una riduzione sostanziale del budget.
I motivi sono di natura po-litica, ideologica ed im-prenditoriale, come ci hanno spiegato alcuni dei rappresentanti dei pa-tronati che operano nella Gta.

CEPA, NETTO NO AI TAGLI DEL GOVERNO
I patronati Inca, Acli, Inas e Italuil - che aderiscono al gruppo "ombrello" della Cepa - martedì scorso han-no organizzato una con-ferenza stampa per espri-mere tutto il proprio dis-senso sull'articolo 26 comma 10, chiedendone il ritiro completo dalla legge di stabilità.
Nella sede del patronato Inca al 793 di Lawrence Ave. West, i quattro pa-tronati hanno presentato una petizione - di caratura mondiale - con raccolta firme per dimostrare al governo Renzi la cen-tralità dei servizi di questi sportelli.
I cittadini possono aderire alla petizione sia recan-dosi ai patronati, sia tra-mite i siti web dedicati o tramite la pagina Face-book "Patronati d'Italia in Canada".
Gino Ripandelli di Italuil ha parlato anche di inco-stituzionalità della pro-posta di tagli. Con lui Agata Monti di Inas, Maria Francesca Amen-dola di Acli e Emilia Capo di Inca hanno descritto come i patronati siano gli unici sportelli dedicati al cittadino in molti luoghi remoti e non del Canada, dove i patronati si "sosti-tuiscono" alle funzioni del consolato.
Alla conferenza stampa erano invitati anche gli altri grandi raggruppa-menti, che però hanno deciso di non presentarsi e affrontare la questione in modo diverso.

GHIANDONI DI ENASCO 50+: "C'È BISOGNO DI RISTRUTTURAZIONE"

L'Enasco 50+ fa parte della Cipla - assieme a Epasa, Esa, Enapa e Epaca - e il responsabile Vin-cenzo Ghiandoni esprime una posizione molto diver-sa dai colleghi di Cepa.
"Prendiamo atto della decisione del governo Renzi, con la consapevo-lezza che questa per noi è l'opportunità di riorganiz-zarci e ristrutturarci", ha detto Ghiandoni.
Secondo il responsabile di Enasco 50+ per forza di cose i patronati in futuro dovranno garantire alcuni servizi gratuiti, come quelli previdenziali, e al-cuni a pagamento, come i servizi consolari e i cer-tificati di esistenza in vita, integrando nuove attività, ad esempio in materia di immigrazione. "L'obiettivo sarà avere il 50 per cento delle entrate da altre attività che do-vranno essere a paga-mento", ha concluso Ghiandoni.

PORRETTA DI EPASA: "TRATTATIVE DIRETTE CON IL GOVERNO"

Antonio Porretta, direttore di Epasa, ha un terzo ap-proccio al problema.
"Noi come patronati dob-biamo cercare di arginare i tagli, ma allo stesso tempo dobbiamo diversificarci", ha detto Porretta.
Il direttore di Epasa ha affermato che anche la Cipla sta preparando una petizione da presentare ai cittadini, ma la maniera più efficace di affrontare il problema è "il dialogo diretto con il governo". "Non dimentichiamoci poi che tra cinque o sei anni si estingueranno le domande per la pensione italiana da parte dei connazionali che vivono in Canada per evidenti motivi di età, dunque se i patronati vo-gliono continuare le pro-prie attività devono ristrutturarsi", ha concluso Porretta.

La rivolta continua, ora la palla passa al governo.

7 novembre 2014