Lo Specchio

“Io con Falcone a combattere la mafia”
Il Generale dei Carabinieri Pellegrini parla degli anni con il magistrato siciliano

I Carabinieri di Toronto festeggeranno in modo speciale il bicentenario della fondazione dell'Ar-ma. Dal 18 al 24 giugno, infatti, arriveranno i 32 elementi della Fanfara di Milano, la più prestigiosa d'Italia, che eseguirà alcu-ni concerti di musica clas-sica durante l'Italian Heri-tage Month.
Un appuntamento partico-lare organizzato da un personaggio straordinario. Lui è il generale Angiolo Pellegrini, massimo esper-to antimafia, che fu il più stretto collaboratore di Giovanni Falcone.
Pellegrini porterà a To-ronto anche il libro su cui sta lavorando e che rac-conta il rapporto con il magistrato siciliano.

Generale, lei è amico dei Carabinieri di Toronto da vent'anni e a giugno por-terà la Fanfara. Quale sarà il programma?

"Giovedì 19 giugno ci sarà una sfilata su College Stre-et, a cui seguirà un piccolo concerto su St. Clair. Il giorno successivo orga-nizzeremo un evento con quattro solisti in uno dei teatri di Toronto. Sabato 21, invece, parteciperemo a un'iniziativa dedicata all'Italian Heritage Month al Veneto Centre".

Poi ci sarà il gran finale.

"Domenica 22 avremo la deposizione della corona al monumento ai caduti di Vaughan, con l'inaugura-zione delle lapidi degli altri due martiri di Fiesole, Marandola e Sbarretti (attualmente esiste solo quella dedicata a La Roc-ca, ndr), con concerto di musiche militari, e poi faremo una cena di gala al Montecassino Place. Lu-nedì infine presenteremo un concerto alle cascate del Niagara".

Il secondo regalo che farà alla nostra comunità è il suo libro su Falcone.

"È la storia di un ufficiale calabrese che si è trovato a Palermo, ha avuto la for-tuna di essere il collabo-ratore più stretto di Fal-cone e ha cercato insieme a lui di lavorare seria-mente per combattere la criminalità organizzata.
Poi ad un certo punto sono intervenute altre "forze" che non hanno permesso di andare avanti. Faremo nomi e cognomi e tutto il resto".

Lei lavorò cinque anni e mezzo con Falcone e venne a stretto contatto anche con Borsellino,prima di pas-sare alla guida della Dire-zione investigativa anti-mafia di Reggio Calabria. Qual è il ricordo personale dei due magistrati?

"Sono due simboli della giustizia per tanti motivi.
Uno di questi è che hanno pagato con la propria vita la lotta al crimine orga-nizzato. Mi impressionava la loro capacità professio-nale e la loro serietà.
Falcone aveva una me-moria eccezio-nale, Borsellino pure".

Lei venne in Ca-nada per la pri-ma volta nel 1984 proprio con Falcone, per indagare sui be-ni di Ciancimi-no.

"Venimmo per interrogare al-cuni personaggi coinvolti nello acquisto di due palazzine e due supermercati da parte di Cianci-mino. C'era sta-to anche un omicidio, vitti-ma Michael Pozzà. Ci fu un interrogatorio da parte di Falcone, a seguito di una rogatoria internazio-nale".

Poi ritornò negli anni '90 per lavorare con un reparto interforze internazionale.

"Nel 1993 formammo il "Siderno group", inoltre lavoravamo con il reparto interforze costituito dal commissario capo RCMP Ben Soave, una specie di DIA italiana (Direzione Investigativa Antimafia, ndr). Di particolare suc-cesso fu il "Siderno group" per le indagini italiane.
Facemmo due processi: uno per gli omicidi, che per portò a quattro erga-stoli ai capi mafia; uno per l'associazione per delin-quere di tipo mafioso, che portò ad altre pesanti con-danne".

Come era la situazione in Canada a fine anni '90?

"Abbastanza preoccupan-te, con grosse infiltrazioni di stampo mafioso, sicu-ramente aToronto e Mon-treal. In Canada c'erano anche i Capuano, e la droga in Sicilia arrivava da Stati Uniti e Canada.".

In Italia c'è il 416 bis, relativo all'associazione per delinquere di tipo ma-fioso. Si può dire che il Canada è meno preparato dal punto di vista della legge?

"Sì, e questo va ad incidere in modo significativo sulla lotta alla criminalità.
In Italia non c'è bisogno di dimostrare che il mafioso ha commesso reati, basta dimostrare che ha ac-quisito beni, interessi e tutto il resto grazie alla forza intimidatrice della mafia.
Quando il mafioso inco-mincia a calpestare il territorio, non c'è più bisogno che metta la bomba o fac-cia le estorsioni. Basta che sia presente, perché il ter-ritorio è controllato".
Mattia Bello

Nel corso della sua recente visita n Canada, il Generale Pellegrini ha incontrato i membri della Associazione dei Carabinieri di Toronto, presso la sede a Woodbridge ( foto in alto)

7 febbraio 2014