Lo Specchio

non siamo immuni

Nel momento del dolore, tutti fratelli, cosi’ come e’ giusto che sia, perche’ e’ di tutti la ferita , come quella che domenica scorsa ha lacerato questo nostro Paese che- non e’ solo il PM a dirlo- pensiamo sia l’isola della leggendaria armoniosa tol-leranza. Ma e’ poi proprio cosi’? Asciugate le lacrime e’ opportuno guardare in faccia una realta’ che e’ -di molto- meno bella di quella che ci piace laudare. Ignorare se-gnali preoccupanti, che esistono ed esistevano gia’ da molto prima della strage di sangue, e’ irresponsabile.
L’odio e l’intolleranza hanno una loro statistica vedi dati in basso) di atti ignobili e criminali. Che cresce in maniera esponenziale ...perche’ non siamo immuni.

 

La strage di musulmani

Uccisi a sangue freddo, alle spalle, mentre pregavano.
L’ultima manifestazione di odio, intolleranza di razza e o religione, ha fatto le sue vittime - 6 padri, figli, fratelli - in quel luogo di culto che domenica e’ diventato faro di una malattia che avanza...
Il boia malato che ha colpito nella moschea di Quebec City, e’ un gio-vane franco canadese, bianco.
Un “lupo solitario”, o braccio di un branco saguinario?

Sparati alla schiena men-tre stavano pregando.
Sono morti cosi’ sei canadesi di fede musul-mana, bersagli della furia omicida di un 27 enne franco canadese:”un ra-gazzo tranquillo”, come l’ha definito chi lo co-nosceva, ma malato, di quella insofferenza raz-ziale o religiosa che miete solo sangue . Anche qui’ da noi, in questo Paese che- non e’ solo il PM a dirlo- pensiamo sia l’isola della tolleranza.
Ma e’ poi proprio cosi’?
Cio’ che e’ accaduto il 29 gennaio non e’ avvenuto a caso. E i dati che ri-portiamo piu avanti lo dimostrano. Tanti segnali, tante scintille prima del fattaccio. E asciugate le lacrime, chetate la rabbia e lo sgomento, la nazione, dovra’ interrogarsi guar-dando con nuova lucidita’ al tarlo omofobo, xeno-fobo - non solo nei con-fronti di musulmani- e, consapevole, affrontarlo a viso aperto perche’ non cresca, per non piu ferire.
Alexandre Bissonnette, 27 anni, studente di scienze politiche e antropologia presso la Laval University, ha fatto irruzione in una moschea di Quebec City Mentre donne e bambini s’intrattenevano in un’ ala del luogo di culto, gli uomini, secondo rito, era-no assemblati per la pre-ghiera serale. Un mo-mento sacro, rotto solo dalle litanie, lacerato dallo scoppio di un arma as-sassina.
Il bianco Bissonette, con gli occhi azzurri roventi di odio, ha aperto il fuoco sui fedeli uccidendo sei per-sone e ferendone dician-nove.
Poi, circa un’ora dopo, quello che e’ stato definito l’autore di un atto “terro-ristico” e’ stato arrestato.
Tutto in un lampo, che ha mandato all’altro mondo padri, mariti, figli- “col-pevoli” di esser di una religione che e’ acco-munata alle atrocita’ del-l’ISis-; un lampo che ha sconvolto e sobbaltato la convinzione di una na-zione che fa della propria
“ armoniosa convivenza” la sua bandiera.
Ancora si scava nella mente, nelle azioni di Alexandre Bissonette e ancora non è chiaro perche’ o cosa ha armato la sua mano. Si e’ subito parlato delle sue simpatie per l’estrema destra e delle sue idee anti immi-grazione : era conosciuto nell’ambiente universi-tario come un fautore della supremazia bianca e per essere un sostenitore e am-miratore di Donald Trump.
E i dati non sono sotto-valutati dagli inquirenti: l’attacco ‘terroristico’ contro la comunità musul-mana è arrivato dopo le esternazioni del primo ministro Justin Trudeau che - in piena contrap-posizione al bando ema-nato dal Presidente Trump (che vieta l’ingresso negli Stati Uniti ai cittadini di sette paesi -Siria, Libia, Iran, Iraq, Somalia, Sudan, Yemen-) aveva espresso la volontà del Paese di accogliere nuovi profughi.
Quale e’ il vero demone che ha guidato la mano assassina lo sapremo dal-l’epilogo delle indagini.
Cio’ che e’ invece chiaro, come ha sottolineato il Premier del Quebec, e’ che in quella Provincia- e non solo li- di “demoni” ne serpeggiano parecchi , e si cibano anche di parole che, ammonisce ,feriscono ed uccidono come le lame di un coltello.


L’odio si trasforma
in crimine: ed il Canada non e’ immune

Secondo le statistiche le azioni criminali fondate sull’odio ed insofferenza nei confronti di musulmani in Canada hanno registrato un’impennata negli ultimi tre anni. Sono infatti raddoppiate.
Nella “scala” di quelli che
sono identificati come
“ Hate Crimes”, l’intolleranza
religiosa e’ al secondo posto; al
primo posto l’odio di razza
o etnicita’.
In generale, la percentuale
di azioni crimali radicate
nella discriminazione interessa
solo il 3.7 per cento ogni
centomila abitanti, e la provincia
dove si registra’ una piu’ alta
incidenza e’ la nostra, l’Ontario,
dove il dato raggiunge il 4.8 e dove,
a differenza del trend che registra
un calo nazionale , e’ negli ultimi anni
aumentata ( cosi’ come e’ successo
in specifiche zone urbane quali Toronto e dintorni, ed altre metropoli in pieno sviluppo demografico, quali Calgary e nella Lower mainland della British Columbia).
Atti criminali legati ad odio di religione - dicono le letture dei dati statistici - prevalentemente accadono proprio in Quebec.
Gli ebrei - da sempre- vittime di primo piano di questo tipo di azioni, scendono di un gradino, mentre aumentano atti criminali nei confronti dei musulmani.
L’aumento - osservano gli studiosi del fenomeno - non e’ ben definito nelle cause, nel senso che non e’ chiaro se e’ dovuto ad un effettivo aumento di azioni, o invece al fatto che crescono le denunce.



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3 febbraio 2017