Lo Specchio

L'INFERNO NELLA NOTTE...

La terra ha tremato nel buio, alle 3:32 e la forza distruttiva della scossa, di magnitudo 5,8 - un livello che corrisponde all'ottavo-nono della scala Mercalli - ha devastato l'Aquila e i piccoli centri attorno al capoluogo abruzzese, por-tandosi via almeno 150 vite umane.
Le urla degli abitanti e gli schianti dei crolli hanno spezzato il buio, ma solo le prime luci del giorno han-no mostrato gli effetti del terremoto: case venute giù come se fossero di carta velina. Alla fine della prima giornata i morti stimati erano 150 e almeno 1.500 i feriti, ma con l'alta probabilità di un bilancio assolutamente provvisorio. Devastati tanti piccoli centro, oltre al capo-luogo che pare colpito da un bombardamento: Paganica, Ca-marda, Tempera, San Demetrio nei Vestini, Castel-nuovo. A Onna, il centro a pochi chilometri dall'Aquila che è il più danneggiato, è la di-sperazione:cresce la lunga fila di bare allineate sui prati.
Un po' ovunque giù cupole di chiese e campanili: crollata la parte absidale della Basilica di S. Maria di Collemaggio, della cupola di Giuseppe Valadier della chiesa delle Anime Sante, del campanile della chiesa di San Bernardino.
"Nessuno sarà lasciato da solo", è la promessa del premier Silvio Berlusconi che ha definito l'accaduto come "una tragedia senza precedenti", dopo aver raggiunto L'Aquila ed aver sorvolato in elicottero l'area colpita dal sisma. Subito dopo ha presieduto a Roma la seduta del Consiglio dei ministri che ha conferito "i poteri di attuazione degli interventi d'emergenza" al sottose-gretario Guido Ber-tolaso. "Per i primi giorni sono stati stanziati 30 milioni di euro di fondi immediati, in attesa di quantificare le risorse strutturali", ha spiegato Berlusconi. Fin da subito si sono mossi i soccorsi coordinati dalla protezione civile, ma dalle aree del terremoto si sono levate anche critiche: "Dove sono gli aiuti? E le tende?" chiede qualcuno a Onna, lamentando di essere rimasti per ore senza con-tatti con i soccorritori.
Il ministro dell'interno Roberto Maroni e Ber-tolaso, hanno però so-ttolineato la prontezza con cui si è messa in moto la macchina dei soccorsi, sia a livello locale che nazionale.
"Le operazioni erano già partite un quarto d'ora dopo il sisma. Più rapido di così non si poteva fare", ha detto il ministro. E concorda un volontario della protezione abruz-zese: "Abbiamo corso pericoli per arrivare in case crollate in vicoli piccoli". E se qualche ritardo c'é stato, spiega uno dei componenti della protezione civile regionale, va tenuto conto che era praticamente impossibile far fronte subito a tutte le esigenze e controllare un territorio tanto vasto".
Alcuni centri sono delle vere e proprie città fantasma.
E nelle tante abitazioni lasciate vuote dalla fuga notturna sono già avvenuti i primi arresti per scia-callaggio una triste consuetudine".
Stefano Fabbri - ripreso da Ansa.it

Lo Specchio 10 aprile 2009