Lo Specchio

TRAVAGLIO INCIAMPA...

Premessa: da “Montanelli e il Cava-liere” il libro sul rapporto fra il grande giornalista (da anni e prima della sua scomparsa, una sua foto, quella con la sua Lettera sulle ginocchia e’ incollata al mio com-puter di oggi e per anni lo e’ stata sulla macchina da scrivere) e Silvio Berlusconi, e ai suoi interventi e monologhi ad “Anno Zero” ho letto, seguito e seguo il giornalista Marco Travaglio con il quale sono quasi sempre d’accordo meno questa volta.
Non voglio ritirar fuori la ormai logora litania della valigia di cartone piena di sogni (e anche fregature) ma dopo aver sentito quello che Travaglio dice sull’emi-grazione e non solo quella italiana nel suo “Passa Parola” del 23 febbraio sul sito di Beppe Grillo, mi viene la voglia di riaprire quella valigia di cartone e quella firmata di oggi.
Riferendosi ad un articolo di Luca Rodolfi de La Stampa sulla criminalita’ collegata all’immigrazione in Italia che, secondo Travaglio “ha colto nel segno”, il giornalista spiega.
“...I rumeni che ci sono in Italia non sono una rap-presentanza dei rumeni che ci sono in Romania. I ma-rocchini che ci sono in Italia non sono una rappre-sentanza dei marocchini che ci sono in Marocco. Esattamente come gli italiani che andavano in America non erano rappresentativi degli italiani che c’erano in Italia:chi scappa dal suo paese per andare in un altro se non e’ costretto da ragioni politiche o religiose o di guerra di solito appartiene alla fasce piu’marginali della societa’, quelle che non riescono ad ottenere e a fare fortuna nel proprio paese la vanno a cercare, disperati, in un altro. Non confondiamo i rumeni che ci sono in Italia da quelli che ci sono in Romania come non dobbiamo confondere gli italiani che andavano in America e che molto spesso cadevano vittime della criminalita’ organizzata della mafia italoamericana proprio perche’ erano dei disperati disposti a tutto”.
Non so se ridere o incazzarmi: meglio scrollare la testa perche’ Travaglio di ogni erba fa il classico fascio, differenziando l’immigrato, come tale gia’ messo nella categoria dei deliquenti, dai suoi connazionali rimasti nel Paese.
Con quelle frasi Travaglio sistema anche tutti noi che non saremmo “rappresentativi” degli italiani rimasti in Italia e, considerando le tante figuracce che ogni tanto gli italiani d’Italia purtroppo ci fanno fare, potremmo anche essere d’ac-cordo con lui.
Difficile spiegarmi il suo riferimento alla mafia e “ai disperati disposti a tutto”: cosa intende? Siamo tutti mafiosi, tutti noi paghiamo il pizzo, siamo killer a un tanto a decapitazione e scarpe di cemento?
Non la chiedo perche’ so difficile, ma una spiegazione sarebbe gradita e sicuramente utile anche allo stesso Travaglio.
Ha ragione Travaglio quando dice che gli italiani che partivano erano disperati: e’ vero, non erano partiti per motivi politici o religiosi, ma alla ricerca disperata di un lavoro che in Italia non c’era e, quando all’estero lo hanno trovato, hanno anche co-minciato a spedire rimesse su rimesse che, in quegli anni di italiana miseria, sono servite a mantenere a galla il bilancio di tante famiglie e aiutato al miracolo economico degli anni ‘60...
Non voglio suonar retorico, ma quanti di quei disperati e appartenenti alle fasce marginali della societa’ di Travaglio hanno poi raggiunto il successo in tutti i campi grazie al loro lavoro, intraprendenza e intelligenza?
Particolari, se cosi’ possono definirsi, che un giornalista come Travaglio dovrebbe conoscere e invece mi sono sbagliato: peccato anche se continuero’ a leggerlo e sentirlo sperando di non incazzarmi una seconda volta. - Sergio Tagliavini

Per i tuoi commenti invia un email a : sergio@lospecchio.com


Commenti

Bravo Sergio…keep it up…….

It appears to me that those of us from the Italian peninsula , who came to the North American shores in the last 150 years , not only had to fight against the ignorance ,stupidity and racism of those who were already here and thought AMERICA belonged to them but we still have to protect ourselves against those , from the motherland , who still do not understand our reality.

Palmacchio (Pal) Di Iulio , President & CEO Villa Charities Inc./Columbus Centre


 

27 febbraio 2009