Lontani dall'Italia …
Nasce un nuovo italiano
Incontri comunitari alla scoperta dei nostri
legami di ieri, oggi e domani ...
Parte iv
di Renato Ciolfi
Parte IV
di Renato Ciolfi
Tino Mongelli, giovane professionista di successo, vive a Maple; non
e' an-cora mai stato in Italia e, nella gioia e spensie-ratezza dei
suoi 23 anni vive con grande calore la sua italianita' riflessa in un'imagine
dell'Italia che lo elettricizza: "Mi basta vedere una fotografia
di un panorama italiano, una scena di un film di un grande regista italiano
che mi sento ispirato, che sco-pro nuove sceneggiature per la mia cinemato-grafia".
Tino infatti ge-stisce, con la famiglia, la Ill Productions, uno studio
di produzioni video-ci-nematografiche.
"Non vedo l'ora di visitare l'Italia, di vedere la Puglia, la terra
di mio padre. Co-me me, anche mia madre e' nata qui," ci dice Tino.
"L'arte, la musica, il calcio, il cinema, l'am-biente naturale:
tutto dell'Italia mi piace; beh, esagero, non mi piace la politica italiana,
non mi interessa e non la seguo… L'informazione italiana e' molto
importante per me, mi tiene in contatto, mi informa su tutto cio' che
e' Italia, cioe' il Dna strut-turale della mia culturale, La stampa
locale completa il processo poiche' riflette l'italianita' nella quale
sono cresciuto. Il mio re-taggio culturale e' sempre stato fortemente
impor-tante per me e lo vivo con gusto ogni giorno: dall'ali-mentazione
alla musica e' una celebrazione della mia italianita'. Apprezzo pro-fondamente
anche il mio dialetto poiche' esprime chi sono, le mie radici e tradizioni".
Poi, con tono serio, Tino aggiunge: " ho sempre avuto un grande
apprez-zamento per la mia italianita' poiche' definisce la mia vita;
chi sono e' stato definito dalla cultura, dalle tradizioni che i miei
genitori mi hanno tra-smesso e che hanno gui-dato la loro mano nel crescermi.
E se oggi sono impegnato a crearmi un futuro, devo essere conscio di
cio' che e' stato il mio passato; per vivere il mio domani devo apprezzare
e saper cri-ticare il mio ieri. La cult-ura e' il filo conduttore di
questo processo; nel mio caso, e' la mia italianita'."
Non sempre e' cosi' sem-plice, cosi' scontato. Maria Firera rappresenta
l'altro filone di questo processo d'itentita' personale e collettivo.
"Sono nata qui, ci dice Maria, e forse anche per via dell'ambiente
fami-liare, i miei genitori sono d’origine calabro-sici-liana,
mi sono sempre sentita canadese. Alle elementari, mi ribellavo da matti
quando gli altri studenti commentavano il mio panino "italiano"
e, con le buone e le cattive imponevo il fatto ch'ero canadese."
Maria, la ribelle, canadese ad oltranza, sbarca poi all'eta' di 15 anni,
in Italia. Vi rimarra' per sei, fa-cendo ritorno a Toronto, 21enne.
"E' stata un'esperienza de-vastante, un vero shock culturale,"
spiega Maria. "Giunta a Torino, mi sono sentita un pesce fuor d'acqua…."
Ma il peggio doveva ancora venire: "Tornata a Toronto, mi sono,
di nuovo sentita un pesce fuori d'acqua; come una forma improvvisa d'incompatibilita'
con quello che era stato il mio ambiente naturale per 15 anni dall'inizio
della mia vita…"
L'esperienza di vita in Italia, l'aveva, nuo-vamente, cambiata.
Insomma, Maria, le chie-diamo, sei, almeno cultu-ralmente, italiana?
"La mia impostazione cultu-rale trae le sue origini dall'italianita'
ma mi sento canadese. I parametri del canadese e di cio' che e' italiano
sono, nella mia vita, complessi, con defi-nizioni che attingono dalla
mia realta' di vita, al di la' di specifici retaggi cul-turali"
E' nell'arte, nella cultura, nella musica che Maria trova importanti
radici, espressioni di un retaggio culturale che danno corpo alla sua
persona di ca-nadese d'origine italiana.
In Italia, Maria si sentiva un'estranea nel confronto con una scuola
molto piu' "classista" nell'elabora-zione dei ruoli tra pr-ofessori
e studenti; una scuola piu' dura e meno democratica di quella la-sciata
a Toronto.
Nella vita sociale, Maria si ribellava alle ipocrisie di convenienza,
alla mora-lita' di comodo.
A un vivere civile dove i ruoli delle ragazze e dei ragazzi, degli uomini
e delle donne esprimevamo radici pregiudiziali e com-portamenti previsti
e preordinati.
Tornata a Toronto, Maria s'accorse d'aver cultural-mente metabolizzato
e d'essersi riportata dietro strascici di modi, maniere e concetti italiani…
Ma e' un italianita' che veste la sua persona a top-pe e pezze scucendo
e rappezzando il suo ''es-sere" canadese, senza af-fermarle un'identita
che la soddisfi. "Non ho nean-che mai avuto un interesse per la
stampa italiana o italocanadese. Non l'ho sentita parte della mia vita.
Tornata a Toronto, mi sono laureata in Italiano per una carriera come
interprete e traduttrice; eppure, nean-che questa mia profes-sione definisce
la mia identita' … Diciamo che la mia completa identita' cul-turale
e' un cantiere: lavori in corso.”
E siamo giunti al dunque. La cultura ci veste; da' un volto alla nostra
anima ed una voce al nostro spirito. Lontani dall'Italia, fi-niamo per
coprirci con la nostra italianita': ce la mettiamo addosso come un cappotto.
Anche per proteggerci dai gelidi venti della cultura "stra-niera"
che ci ospita e qualche volta, raramente pero', ci ha anche accolto.
E come un cappotto, la nostra identita' "italiana" non cambia,
non vive, non si elabora; l'abbiamo tolta dal suo ambiente naturale
e trapiantata in un contesto e lei estraneo.
Maria, nell'analisi finale ha toccato, ed in certi aspetti vive, il
nostro grande segreto: noi, che solo dal secondo dopo-guerra siamo gia'
presenti nella quarta generazione, non siamo piu' italiani. Siamo in
realta' una nuova entita' socio-culturale: canadesi d'origine italiana,
nelle eleborazioni mi-gliori; italocanadese d'ori-gine regionale italiana
residente in Ontario, nelle applicazioni piu' gene-riche.
E' la stampa, radio e televisione locale: inglese e di lingua italiana,
alla quale facciamo riferi-mento per vivere la nostra quotidianita'
canadese. I media dall'Italia ci di-vertono ma, la politica italiana
"incuriosisce" ma " non interessa".
Come italiani all'estero, abbiamo vissuto una me-tamorfosi. Il punto
di riferimento della nostra italianita' non e' stato mai, veramente,
l'Italia in tem-po reale ma quella "con-gelata" nello sguardo,
nella mente, nel cuore del momento del nostro addio. E' stata questa
fotografia socio-culturale dell'Italia che conoscevamo, che ab-biamo
trasmesso ai figli e che loro hanno elaborato nella nuova cultura di
cittadini canadesi d'ori-gine italiana. Essere ita-liano non puo' essere
limitato a e definito da "l'orgoglio"; sarebbe trop-po ristrettivo
ed umiliante. L'identita' "culturale" del-la persona spazia
e caratte-rizza la sua vita, nei det-tagli e nell'insieme.
Ricordo mio padre, os-servo le figlie, mi godo i nipotini: una visione
della mia famiglia in Canada che spazia quasi 60 anni: ma non riconosco
punti di convergenza "d'italianita'" al di la' di quello di
par-tenza, genetico.
Oggi, il nostro punto di riferimento sono i figli ed i nipoti; l'elaborazione
del loro futuro in Canada: la loro patria, la loro terra…
Il baco da seta si e' ri-trovato, trasformato in farfalla: "Nonno,
nonno!! I know what passerotto means…"
Fine
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